Progetto∙presepe∙particolare (ppp) – installazioni con luce dei fari nutriti di piccoli panelli solari

 

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6 gennaio 2019: Il finissage con i suoni intrusi della cornamusa di Ilario Garbani e con il grande numero di ascoltatori è stato un impressionante vissuto – un grande grazie a Ilario e a tutti!

 

Cos’erano Maria e Giuseppe se non dei profughi?

«Maria e Giuseppe in giubbotto di salvataggio» è il titolo dell’installazione più recente della serie progetto∙presepe∙particolare (ppp) realizzate a Meride, nel nucleo storico o nell‘ambiente naturale della campagna intorno al paese, dal 2013. Si formano durante il mese di dicembre e restano fino Epifania, il 6 gennaio.
Quest'anno da prenotare, la sera della vigilia, il 24 dicembre.

L‘idea è di stimolare la ri essione sulle tematiche attuali nel mondo, rispecchiando lo spirito del tempo con uno sguardo pensoso. La recente installazione è nella fase conclusiva di realizzazione.

 

Antefatto e idea di base

Come una sorta di periodo di incubazione, l’elaborazione dell’idea originaria ha richiesto oltre tre anni. L’idea di fondo è nata poco dopo lo smantellamento dell’installazione «Up Side Down» (inverno 2014/2015), quando cominciava a profilarsi la nuova ondata di rifugiati che si sarebbe riversata sull’Europa e in poco tempo avrebbe dato l’impressione di monopolizzare tutto – non soltanto le risorse operative di diversi paesi europei per gestire le masse di persone in arrivo, no: in breve molti contemporanei parvero raggiungere il limite della propria capacità emotiva e mentale e allo stesso tempo emerse un’autentica ondata di resistenza spirituale, un atteggiamento di rifiuto alimentato da timori diffusi. Un’ondata, questa, divenuta rapidamente altrettanto grande e che tutti i partiti della chiusura europei, nazionalisti e ultranazionalisti, hanno saputo abilmente cavalcare, registrando in men che non si dica un potente afflusso di cittadine e cittadini spaventati.

Quindi, mentre mettevo via le più minute figurine del presepe, sorse in me il desiderio di lanciare la prossima volta un segnale forte, se possibile fuori dell’ordinario. Perché ecco, che cos’erano Maria e Giuseppe se non dei veri e propri profughi? Furono accolti fraternamente? Uhm, non potremmo ricordare di tanto in tanto quali sono davvero i valori cristiani? E quando se non nel periodo prenatalizio?

Sul Monte San Giorgio, una zona in cui il taglio e il trasporto della legna, così come la preparazione e la vendita della legna da ardere dovevano integrare gli scarsi redditi provenienti dall’agricoltura, era in qualche modo ovvio lavorare con il semplice linguaggio formale dei tronchi grossolanamente segati.

 

Sul tema della luce e dell’installazione luminosa

Ogni anno di nuovo… nella stagione dell’Avvento, soprattutto negli ambienti caratterizzati da una tradizione cristiana, si ricorre alla luce per contrastare l’oscurità di questo periodo dell’anno. E ogni anno sembra che tutti cerchino di armarsi di luci artificiali ancora più eccessive: sempre più splendenti, luminose, scintillanti, brillanti, colorate e raffinate con le loro frequenze di tonalità cangianti e via di questo passo. Contro ogni buonsenso e contro le esortazioni ufficiali al risparmio e persino contro le intenzioni di risparmio stabilite di comune accordo. E, in tempi più recenti, naturalmente con la magra scusa che il LED consuma infinitamente meno energia elettrica – dimentichi peraltro che la natura ne soffre enormemente: l’ambiente naturale di diverse specie animali viene pregiudicato e in questa maniera i mezzi di sussistenza vengono loro sottratti o, nel migliore dei casi, notevolmente limitati.

La mia installazione «Maria e Giuseppe in giubbotto di salvataggio» non intende essere partecipe di ciò. I giganteschi tronchi che Walter Schick, di Eco2000, ha tagliato alla perfezione seguendo i miei schizzi e le mie istruzioni si trovano ora tranquilli e silenziosi sul prato all’ingresso del borgo di Meride, curato dall’agricoltore di Arzo Marzio Ferrari: il mio ringraziamento va innanzitutto a questi due signori. Tra Maria e Giuseppe con i loro giubbotti di salvataggio in colori fluorescenti è stato posto un ulteriore ceppo, un cilindro disteso. La tacca aperta su di esso rappresenta la mangiatoia, che al momento è ovviamente ancora vuota. Soltanto la sera della vigilia sarà occupata, o meglio animata, come vuole la tradizione locale al sud della Alpi.

Sullo sfondo, dopo l’imbrunire, si delinea il contorno appena marcato del tetto di una stalla. Le strisce luminose sono fissate al tetto del piccolo stand di tiro di Meride: ringrazio la Società tiratori San Giorgio per avermi concesso di utilizzare questo tetto al mio scopo. I pannelli solari che alimentano questa installazione luminosa minimale sono montati sulla superficie del tetto. Piccoli pannelli solari alimentano anche i faretti che illuminano fugacemente i giganti di legno ogni qual volta una persona vi passa accanto. Se il sole splende per tutto il giorno, alla sera e durante la notte la magia di quella luce calda e soffusa risulterà probabilmente ancora più bella che in caso di tempo grigio e umido. Per nulla o quasi impressionate saranno in ogni caso le grosse e chiare vacche charolais dell’agricoltore Ferrari che pascolano nei dintorni o ruminano sdraiate sull’erba – o sulla neve, qualora quest’anno nevicasse.

 

L'idea primigenia di «Montagna in controluce»
La punta più meridionale della Svizzera in una nuova luce

Il fascino e i contrasti del territorio del Mendrisiotto invitano ad ffrontoare il tema a livello artistico: le istallazioni luminose, che mettono eventualmente in discussione le abitudini della percepzione visiva, si confrontano con i tradizionali presepi allestiti – ogni anno.

Gli aspetti turistici non passano assolutamente in secondo piano: a Lione una tradizione risalente al XVII secolo si è ad esempio evoluta in una «festa della luce» di fama internazionale, in un'idea che è stata ripresa da alcune città europee. Sono convinto che una piacevole variante collegarsi al nucleo ben conservato di Meride – e il carisma di un tale evento può raggiungere qualità di un faro. In questo senso il progetto si prefigge anche la creazione di un valore aggiunto culturale e la promozione di un turismo sostenibile e di qualità!

«Montagna in controluce» (titolo provvisorio) vuole • assecondare il fascino del luogo • creare momenti di riflessione • essere energeticamente neutrale • mescolare antiche tradizioni. 

«Montagna in controluce» offre • ampio spazio per il silenzio • momenti di stimolo e riflessione • una piattaforma ricca di sorprese • una varietà di idee e pensieri.

«Montagna in controluce» cerca persone • sensibili al fascino dell’esperienza  estetica • che amano le sorprese • che sanno entusiasmarsi. 

«Montagna in controluce» cerca persone di Meride che desiderano partecipare attivamente all’evento, mettendo a disposizione una tettoia o il proprio cortile, come luoghi di creazione artistica.

«Montagna in controluce» cerca inoltre persone dotate di spirito d‘iniziativa, capaci di pensare a una collaborazione all‘interno del team responsabile di un affascinante evento.

Le fotografie a destra:  Meride all’alba, sullo sfondo il Monte Generoso. La prima fotografia è stata scattata all’alba di un mattino d’estate, dopo la notte più corta dell’anno. Il periodo del solstizio d’estate è affascinante non solo per le giornate lunghe e piene di luce, ma anche per la silenziosa magia che una miriade di lucciole notte dopo notte diffonde attorno a Meride con una danza di straordinaria poesia, una magia cui nessuno rimane indifferente. Questo meraviglioso gioco di luci può certamente fornire lo spunto per realizzare un contemplativo «omaggio alle lucciole» durante il solstizio d’inverno, con la muta poesia di speciali illuminazioni artistiche.

La seguente foto è stata scattata una sera dopo il solstizio d’inverno, all’incirca nello stesso luogo. In quella stagione dell’anno il sole tramonta presto, ma la luce del crepuscolo può senz’altro essere definita «oro liquido», …l’ora d’oro!

Progetto per un ciclo di eventi in Montagna del San Giorgio e sui paesi, a Meride, un paese impressionante e pittoresco sul versante meridionale delle Alpi – per il mese di dicembre e i primi giorni di gennaio.